L’uomo e il primate: una questione di dimensioni?
Cosa fa davvero la differenza tra noi umani e un primate?
In molti casi poco e nulla, ma ora ironia e leggerezza a parte, analizziamo qual è la parte più sviluppata che ci rende degni di appartenere alla nostra evoluta specie.
Fino a poco tempo fa si pensava che la variabile fosse rappresentata dalla grandezza della corteccia cerebrale frontale, sarebbe a dire che questa fosse più grande rispetto alla scatola cranica nell’uomo, contro il primate che stando alla medesima proporzione la possedeva più limitata.
Per anni si è andati avanti con questa rassicurante convinzione, salvo poi scoprire l’errore di fondo e cioè che l’analisi comparativa si faceva su due soggetti temporalmente dislocati: l’uomo di oggi e il primate di ieri.
Da tutto ciò conseguiva dunque la possibilità che la scimmia negli anni passati avesse davvero una corteccia cerebrale più piccola, ma l’ipotesi che anche nell’uomo si sia evoluta con il tempo crea difficoltà nell’approdo a risultati certi.
Con altri studi e ricerche si è invece capito che non è questa percentuale a dover essere messa in discussione, bensì che sia soltanto il cervello e la sfera della produzione del linguaggio astratto e concettuale ad essersi ingrandita dando vita chiaramente a tutti i fenomeni sociali annessi.