Occhi di gatto
Ve lo ricordate il cartone animato che ha allietato l’infanzia di alcuni di noi con le tre sorelle protagoniste di avventurose peripezie?
Si chiamava occhi di gatto, rendendo omaggio all’organo più sviluppato nei nostri eleganti e sornioni amici a quattro zampe.
Il felino addomesticato ha infatti la capacità di vedere al buio, come se avesse dei raggi infrarossi al posto delle pupille, fenomeno che arreca un pò di timore o almeno di evidente soggezione.
Non ha nulla di esoterico o magico questa peculiarità, ma è soltanto il risultato di un particolare elemento che contraddistingue gli occhi del gatto, ovvero la parte posteriore che funge da specchio, è in grado di catturare tutta la luce, trattenerla e riutilizzarla, in più ad ogni minima nuova fonte di luce si illuminano nuovamente dando vita a quella fluorescenza di cui tutti parlano.
C’è da aggiungere che non sono gli unici animali ad essere dotati di questo potere, insieme a loro ci sono cerbiatti, coccodrilli, cani e ricci.
L’uomo necessita di una quantità di luce superiore di sei volte a questi animali per poter identificare qualcosa in uno stato di buio, loro ci guardano quando noi nemmeno li vediamo.